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EMERGENZA CALDO E DIVIETO DI LAVORO: COSA RISCHIA L'AZIENDA SE NON RISPETTA L'ORDINANZA DELLA REGIONE LOMBARDIA

Scritto il 09 Luglio 2025

Con l’Ordinanza n. 348 del 1° luglio 2025, la Regione Lombardia ha introdotto specifici divieti di lavoro in alcune fasce orarie per i settori particolarmente esposti al rischio di stress termico. Ma quali sono le conseguenze per le aziende che non si adeguano? Vediamole nel dettaglio.

1. Sanzioni amministrative per inosservanza dell’ordinanza

La violazione delle disposizioni regionali può configurare un’infrazione ai sensi dell’art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità). Tuttavia, nella prassi, viene spesso applicata una sanzione amministrativa pecuniaria, in particolare:

  • Da 400 a 3.000 euro, ai sensi del D.L. 19/2020 e del D.Lgs. 1/2018, in caso di emergenze dichiarate – come quella climatica attuale.
  • Se l’azienda è recidiva o in presenza di aggravanti, l’importo può essere aumentato fino al doppio.

2. Violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008)

Il datore di lavoro che espone i dipendenti a rischi prevedibili e prevenibili – come le ondate di calore – può incorrere in violazioni del Codice Civile (art. 2087) e del Testo Unico Sicurezza. In particolare:

  1. Mancata valutazione del rischio microclimatico (caldo estremo):

Ammenda da 2.000 a 4.000 euro.

  • Mancata adozione di misure di prevenzione (es. sospensione attività nelle ore più calde, turnazioni, idratazione):

Sanzione da 2.500 a 6.400 euro (art. 55 D.Lgs. 81/2008).
→ Possibile sospensione dell’attività da parte dell’Ispettorato.

3. Profili penali in caso di infortunio o decesso

Nel caso in cui un lavoratore riporti danni alla salute – ad esempio colpo di calore, sincope, o peggio – a causa del mancato rispetto dell’ordinanza o dell’assenza di adeguate misure di prevenzione, le conseguenze possono essere molto gravi:

  • Lesioni personali colpose (art. 590 c.p.):

Reclusione fino a 3 anni, aumentata se le lesioni derivano da violazione delle norme sulla sicurezza.

  • Omicidio colposo (art. 589 c.p.):

Reclusione da 2 a 7 anni, aumentabile fino a 12 anni se l’evento è causato da violazioni delle norme antinfortunistiche.

  • Responsabilità amministrativa dell’ente (D.Lgs. 231/2001):

Sanzioni pecuniarie fino a 1.500.000 euro e sanzioni interdittive, come la sospensione dell’attività.

In conclusione: cosa deve fare concretamente l’azienda?

Per evitare sanzioni, responsabilità e rischi operativi, l’azienda deve attuare un protocollo puntuale e documentabile. Ecco i principali adempimenti:

  • Monitorare quotidianamente il sito Worklimate per verificare il livello di rischio (“ALTO”).
  • Documentare la sospensione dei lavori nelle fasce orarie vietate (12:30–16:00).
  • Fornire formazione specifica sul rischio da caldo e DPI adeguati.
  • Prevedere pause regolari, zone d’ombra, acqua fresca e rotazione del personale.
  • Aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) includendo il rischio da stress termico.
  • Inserire l’obbligo di rispetto dell’Ordinanza in circolari, ordini di servizio o procedure operative aziendali.

La prevenzione non è solo un obbligo normativo, ma un dovere etico e gestionale. In un contesto climatico sempre più estremo, il rispetto delle ordinanze non tutela solo i lavoratori, ma anche l’integrità e la reputazione dell’impresa.

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